2010 - 2019, Nord/Sud/Centro, Italia
OGGI SO
«Affrontare ogni giorno un nemico implacabile nel luogo dove dovresti sentirti più protetta. La tua casa. Per mano di chi dice di amarti. Il tuo uomo. Oggi lo so. La paura può impedire di agire. La tua... che vivi quell’incubo e quella di chi ti sta intorno. Oggi lo so. E’ facile tapparsi occhi e orecchie quando qualcuno urla e chiede pietà. E’ facile credere a chi ti dice “perdona”. Fingi di credere alla possibilità di un cambiamento. Oggi so che esiste un peccato più grande degli altri: l’omertà. Oggi odio due sole parole: “picchiare” e “zitta”: Oggi – grazie al sostegno della mia famiglia, delle poche nuove amicizie, della fede - sto imparando a godermi le cose semplici della vita, ad apprezzarmi, a vedermi bella. Eppure l’unica cosa di cui ho ancora paura, sono proprio le cose belle. Mi riaccosto a loro con cautela sperando che non volino via. Troppe parole importanti sono state calpestate, troppa bellezza fatta a pezzi, cancellata. Oggi so che è la mia storia. Ho comprato delle Polaroid che sono diventate la mia terapia. Difficile staccarsi dalla sofferenza che sentivo e dire, a chi mi stava intorno, “scatta adesso”. Ho affiancato i loro pensieri ai miei come su un diario… un diario che non potrò mai cancellare, nonostante la forza di ricominciare».
26 polaroid raccontano le tappe di un calvario. Uno storytelling condiviso e contaminato, comunione ed empatia: scrittura, immagine, immaginato. Ossimori e chiasmi, analogie si sovrappongono, cedono il passo, attendono senso. L'immagine dice dove la parola tace, e la parola è testimonianza di ciò che l'immagine allude. La polaroid è sedimentazione e immediatezza, immagine che si sovra-impressiona di tempo, luce che si fa grazia e rimargina la cicatrice. La paura è testimonianza, empatia tascabile. Il racconto è un diario intimo, spazio pubblico che ha attraversato la pelle.
S.A.